Prologo in cielo

Vedrete che la Rai cambierà molto

Così come il Faust di Goethe aveva “il suo prologo in cielo”, la nuova dirigenza Rai ha avuto il viatico di Walter Veltroni il 9 agosto scorso sull’Unità. “La Rai - ha scritto Veltroni - deve diventare sempre di più il volano dell’industria culturale italiana”. Perché è la televisione e non la scuola e l’università nel pensiero veltroniano il centro della produzione culturale del Paese, e questo spiega perché siamo arrivati ad un passo dal ritornare quasi dei bruti. Come tutti i bruti pensiamo che quello che siamo capaci di fare noi, un fuoco all’aria aperta, sia il vertice della parabola della civilizzazione. Infatti Veltroni è convinto che nella storia della Rai si sia persino oscurata la Bbc. E Veltroni ovviamente non si preoccupa dei costi della splendida programmazione della nostra televisione di Stato, ma nemmeno del lato propriamente produttivo e remunerativo che un’azienda deve saper mettere in campo. La Bbc produce format e li vende nel mondo. La Rai per il 150enario dell’unità nazionale ha prodotto “Anita”. Il film sulla moglie di Garibaldi e abbiamo tutti rimpianto i Borboni. L’articolo di Veltroni era quattro giorni dopo la nomina del nuovo presidente il che dimostra che egli pensa davvero questo sulla Rai senza ambizioni personali, il che non ci consola. perché anche la nuova dirigenza sembra avere la stessa visione della Rai di Veltroni. Il nuovo membro del Cda Guelfo Guelfi ha specificato prima di insediarsi che la discussione sulla semplificazione dell’azienda e la razionalizzazione delle risorse, per lui “non sta nella spending review ma nella modernità”. Il problema è che se capiamo benissimo cosa sia una spending review, che caspita di idea di modernità abbia l’ex membro di Lotta Continua Guelfi divenuto consigliere Rai, non lo sappiamo. L’unica cosa molto chiara è che la tv pubblica, non si trova “a lato” del percorso riformista del governo, ma “al centro di questo disegno”. Grazie a Dio, Guelfi non si mette a fare elucubrazione sulla cultura, lasciatela riposare in pace, piuttosto e si pone più semplicemente il problema della rappresentazione della realtà, che una televisione ha comunque il compito di raccontare. Per farlo adeguatamente il membro del Cda suggerisce una strada, quella della fine della “spartizione e dell’occupazione”, di una “azienda dove fino a ieri si è fatto un po’ per uno”. Così come vuole il premier per il l Paese, anche la Rai dovrà cambiare e cambiare molto. Sono queste magnifiche intenzioni. Vedrete che presto si tradurranno nel siluramento di direttori di rete e di telegiornali che non dipendono da questa maggioranza di governo. Così quando al Tg si mettono le foto del premier da mandare in onda in prima serata, le foto le sceglie palazzo Chigi. Che evidenzino il profilo del grande statista posto alla guida dell'Italia.

Roma, 3 settembre 2015